L’edizione presenta tracrizione e traduzione di un testo normativo a tratti lacunoso e di non semplice lettura. Si tratta di un progetto inter e trans-disciplinare che ha visto all’opera informatici umanisti e storici. La trascrizione e la traduzione sono state codificate in XML secondo le linee guida TEI con visualizzazzione contestuale delle immagini tramite il software open source EVT 2.0.
La trascrizione ha presentato non pochi problemi di leggibilità di numerosi termini. Nella codifica del testo, questi sono stati debitamente segnalati in modo da avvertire il lettore sull’incertezza della restituzione. Per quanto riguarda la traduzione, la difficoltà di comprensione del testo è spesso dovuta alla presenza di termini volgari liguri latinizzati sui quali è stato indagato il loro ambito di riferimento, in relazione alla porzione di testo in cui sono collocati e consultabili dal menù Terminologia.
Gli statuti disegnano Monterosso quattrocentesca come una realtà rurale estremamente viva e attiva dedita tanto al commercio che alle attività rurali fra boschi, pascoli e orti. Gli statuti rivelano una società determinata da un complesso sistema commerciale, ben strutturato e particolarmente attento al fabbisogno vinicolo, e dedita al settore primario e terziario. La coltura principale era la vite, coltivata su terrazzamenti, spesso assieme a fichi, ulivi, vigneti e altri alberi da frutto. L’entroterra invece si caratterizzava da boschi di querce e cerri, sfruttati per scopi zootecnici, per la raccolta alimentare dei frutti, per l’apicoltura e produzione di cera e miele e per fare carbonaie.
Tutti questi prodotti venivano esportati ma spesso la loro vendita in loco era vietata a forestieri o stranieri. I Monterossini, infatti, erano molto legati al loro territorio ed estremamente gelosi delle loro risorse tanto da proibire a chi era di fuori numerose possibilità di azione, come il pascolo dei propri animali, l’acquisto di determinati prodotti o di beni immobili in paese, l’utilizzo del suolo monterossino per l’allevamento o per le attività boschive.
L’amministrazione della comunità era gestita dal parlamento che a Monterosso vedeva nominati un numero non chiaro di consoli e almeno cinque consiglieri. L’organo collegiale nominava a sua volta vari funzionari, ognuno addetto ad una mansione specifica mentre l’’unico impiego ad essere nominato da Genova era il podestà, un oriundo che rappresentava il tramite politico tra la dominante e la comunità locale.